Nuovi criteri di selezione del donatore
Fra le tante cause dell’inasprimento e della rigidità dei criteri di selezione del donatore nel 2005 bisogna segnalare anche la diffusione di pericolose malattie che, negli anni Duemila, in principio di secolo e di millennio, colpirono sensibilmente la salute e l’opinione pubblica mondiale. La prima, in ordine di tempo, fu una particolare infezione sorta in Gran Bretagna e diffusasi nel resto del mondo. Si tratta dell’Encefalopatia spongiforme o virus di Creutzfeld-Jacob meglio conosciuta fra l’opinione pubblica come virus della “mucca pazza”. Il primo caso si è verificato nel Regno Unito nel 1986. La causa della malattia venne imputata all’uso delle farine animali nell’alimentazione dei bovini. Otto anni dopo la comunità europea mise al bando definitivamente questa pratica evitando, in questo modo, il riciclaggio dell’agente infettante attraverso l’utilizzo di carcasse di bovini malati nella produzione di farine di carne ed ossa, destinate all’alimentazione animale. In Italia, il Ministero della Sanità intervenne con l’ordinanza del marzo 2001 con cui si vietò la vendita delle parti del bovino che interessavano la colonna vertebrale e i gangli, il cervello e le “frattaglie”. Con la legge 9 che dispose la distruzione del materiale specifico a rischio per encefalopatie spongiformi bovine e delle proteine animali ad alto rischio, e con l’etichettatura delle carni bovine che consentiva la tracciabilità e la trasparenza delle informazioni ai consumatori.
Nel 1996 in Gran Bretagna morirono dieci giovani per cause riconducibili a questa malattia. Il Ministero della Sanità intervenne proibendo la donazione di sangue intero e/o emocomponenti a tutti i soggetti che hanno domiciliato per almeno 6 mesi continuativi nei paesi del Regno Unito dal 1980 al 1996, perché a rischio contrattura del virus. Tali soggetti, pertanto, furono interdetti in modo definitivo da qualsiasi donazione di sangue. L’ordinanza fu firmata dal ministro Umberto Veronesi, nel novembre del 2000. Il provvedimento ebbe un carattere esclusivamente cautelativo, non essendo accertata sin da quel momento alcuna correlazione tra la donazione di sangue e l’infezione degli agenti della malattia Creutzfeldt-Jacob.
La diffusione nel mondo del morbo della “mucca pazza” (Encefalopatia spongiforme)
Gli anni Duemila fu un periodo nel quale l’Europa e l’Italia vennero colpite da svariati virus provenienti dalle specie animali di larga diffusione, vendita e consumo. Ricordiamo l’influenza aviaria scoppiata a Hong Kong nel 1996 e diffusasi in Europa nel 2005. La peste aviaria è una malattia contratta da un virus portato dalle specie selvatiche e domestiche degli uccelli, che può provocare patologie anche gravi nei soggetti colpiti, come difficoltà respiratorie, digerenti e nervose, con alta mortalità.
La SARS (Severe Acute Respiratory Syndrome – Sindrome Acuta Respiratoria Severa) fu una forma atipica di polmonite apparsa per la prima volta nel novembre 2002 nella provincia del Guangdong () in Cina. È apparsa a Hong Kong e in Vietnam nel tardo febbraio 2003, poi anche in altri paesi per via di viaggi internazionali da parte di individui infetti. La diffusione della malattia causò un grande panico di massa iniziale, suffragato da notizie false ed inesatte. L’OMS, l’Organizzazione mondiale della sanità il 15 maggio 2003 rese note a Ginevra le prime direttive per le donazioni di sangue, consigliando alle persone che erano entrate in contatto con soggetti affetti da polmonite atipica, a rinunciare alle trasfusioni di sangue per almeno tre settimane, mentre per chi contrasse la malattia fu sospeso dalla donazione per tre mesi dopo la fine della malattia stessa e dalle cure; così, rinunciarono alle donazioni di sangue anche le persone che viaggiarono nelle zone a rischio, e i servizi trasfusionali dovettero controllare la presenza dei sintomi della polmonite in quei soggetti avevano donato il sangue almeno un mese prima della diffusione della malattia. In Italia fu impedita la diffusione perché si riuscì a bloccare in tempo alla dogana i soggetti infetti. Tuttavia, il ministro Sirchia emanò due ordinanze nel luglio del 2003 con le quali prescrisse la sospensione temporanea della donazione di sangue per i soggetti che circolarono o soggiornarono nei paesi affetti dalla SARS e dettò le misure precauzionali per evitare il contagio, tramite donazione di sangue e/o emocomponenti, organi, tessuti e cellule.
A destra: La pandemia influenzale della SARS (febbraio 2003)
Ogni donatore che si presentasse al centro trasfusionale, il personale del centro o della raccolta sangue dovettero accertare se il soggetto avesse circolato o soggiornato nei paesi colpiti. In caso di riscontro positivo, se il soggetto non presentasse sintomi sarebbe stato sospeso temporaneamente per tre settimane a partire dal rientro, se, invece, caso sospetto presentasse sintomi, verrebbe sospeso per un mese dopo la guarigione, se caso probabile per tre mesi; inoltre, se il donatore, caso sospetto o probabile, avesse effettuato una donazione di sangue o di emocomponenti nei trenta giorni precedenti alla comparsa della malattia, il centro trasfusionale dovrebbe provvedere al ritiro dei prodotti e dare notifica al Ministero della Sanità dell’avvenuta consegna del prodotto per la lavorazione industriale.
La zanzara tigre (Aedes albopictus) è un insetto appartenente alla famiglia Culicidae diffusosi in Italia e in Europa dagli anni Novanta in poi. La zanzara tigre trasmetterà il virus della Chikungunya e che avrà conseguenze spiacevoli per le donazioni di sangue.
L’influenza suina (in inglese swine influenza o swine flu) è il termine con cui ci si riferisce ai casi di influenza provocati da contagio endemico di Orthomyxovirus nei suini. Il virus si trasmette difficilmente dal suino all’uomo. Quando questo avviene può subire una mutazione diventando specie specifico per l’uomo. I virus sono denominati Swine influenza virus (SIV). Questo tipo di influenza colpisce con una certa regolarità i maiali. Normalmente gli esseri umani non vengono colpiti da questo virus anche se sono stati documentati casi di contagio (sono stati osservati 12 casi negli Stati Uniti nel periodo che va dal dicembre 2005 al febbraio 2009). Nell’aprile 2009 un virus di questo tipo ha contagiato degli esseri umani ed è stata dimostrata inoltre la diffusione da essere umano ad essere umano.
In questi ultimi cinque anni il dono del sangue, con i suoi volontari e pazienti, ha dovuto affrontare anche l’emergenza di nuove malattie e rischi infezione che, assieme alle vecchie e “storiche” malattie (come la talassemia, l’HIV, l’AIDS, l’epatite B e C) e ai nuovi virus (SARS e Aviaria) aggravano, oltre e soprattutto la salute dei cittadini, il quadro delle donazioni e del relativo fabbisogno di sangue da parte della popolazione affetta e bisognosa. Si fa riferimento al fenomeno della comparsa e diffusione endemica della Chikungunya da parte dell’Aedes albopictus – la cosiddetta “zanzara tigre” nel 2005 nell’Oceano Indiano e nel 2006-2007 in Europa ed in Italia; all’endemia di West Nile Virus, il virus del Nilo occidentale cominciata in Italia nell’agosto del 2008, e, all’esplosione, più che altro mediatica, nell’aprile del 2009, di una variante dell’influenza AH1N1V, sottotipo del virus influenzale A – cosiddetta “influenza suina”.
L’origine dei nuovi virus affonda le proprie radici nella situazione climatica, geologica, ecologica, igienico-sanitaria e geopolitiche che riguarda l’intero pianeta e che ci interessa dal nostro passato recente, e nel nostro presente ed immediato futuro. La loro comparsa e diffusione hanno creato una serie di problemi all’autosufficienza nazionale e all’equilibrio interregionale. I nuovi virus hanno messo a dura prova le sinergie di partecipazione e di interazione tra istituzioni, professionisti, volontari e pazienti, nonché l’informazione e le comunicazioni corrette ed esaustive. L’Emilia Romagna, ad esempio, è stata duramente colpita da Chikungunya e da West Nile Virus, oltre ad essere storicamente afflitta nelle zone riviere da soggetti affetti da anemia mediterranea. Tutto ciò ha ulteriormente messo in seria crisi la disponibilità delle trasfusioni di sangue con il rischio di far saltare per aria il piano di autosufficienza nazionale.
West Nile Virus
La zanzara tigre è l’insetto portatore del virus Chikungunya. La zanzara albopictus può trasmettere anche i virus patogeni di altre malattie similari come il West Nile Virus, la febbre gialla, l’encefalite di St. Louis, l’encefalite giapponese, il Dengue. Il caso Chikungunya scoppiò nel 2005-2006 sull’isola francese di Réunion vicino al Madagascar infettando più di 200.000 persone. Il virus si spostò in Europa nel 2006 fino ad estendersi nelle pianure dell’Emilia Romagna nell’estate del 2007. Il virus Chikungunya, attivo in tutte le fasi della giornata, è aggressivo e resistente ai veleni, provoca punture dolorose e persistenti ed estese lesioni alla cute. In Italia la zanzara tigre colpì le città di Ravenna, Rimini e Cervia ed altri comuni minori. Il virus bloccò le donazioni sanguigne di decine di migliaia di donatori periodici.
Il virus del Nilo occidentale – West Nile Virus – porta il nome del distretto del West Nile in Uganda, dove è stato isolato per la prima volta nel 1937 in una donna che soffriva di una febbre particolarmente alta. Col passare degli anni si diffuse in Africa, in Medio Oriente, in India e poi in Europa e recentemente negli Stati Uniti nel 1999. Il virus si diffuse attraverso gli insetti, i cavalli e gli uomini. Negli Stati Uniti d’America il virus africano provocò danni enormi all’allevamento equino con elevati tassi di mortalità negli animali. Il focolaio si spostò in Italia nell’agosto del 2008 e nell’estate del 2009, in particolare in Lombardia, Veneto e ancora in Emilia Romagna e nella zona del delta del Po. Gli uccelli, migratori ma anche stanziali e domestici si spostano dalle zone tropicali del pianeta alle zone temperate e, punti dalle zanzare, soprattutto del genere Culex quinquefasciatus trasmettono l’infezione virale. Colpendo gli animali e l’uomo, i casi osservati nella nostra penisola sono: febbre, nausea, mal di testa, dolori oculari, tosse, anoressia, mialgie e, nei casi più gravi, convulsioni, tremore, meningite ed encefalite. È in vigore dal 27 novembre l’ordinanza 5 novembre 2008 del Settore Salute del Ministero del Welfare che dà il via ad un piano di sorveglianza Straordinaria della West Nile Disease, il virus del Nilo dichiarato endemico nel nostro Paese dalle autorità sanitarie.
Il 2009 è stato l’anno, per il mondo e per l’Italia, di una nuova variante dell’influenza AH1N1V l’”influenza suina” SIV. L’influenza suina è una pandemia trasmessa dal maiale all’uomo. La prima comparsa del virus Orthomyxovirus risale al 1918. Tra la fine del 2005 ed il marzo del 2009 sono stati accertati casi negli Stati Uniti. Nell’aprile 2009 il caso si verifica in California, in Canada, si trasferisce a Città del Messico dove sono rilevati casi similari nonché di polmoniti gravi. E dal Messico il caso scoppia alla ribalta assumendo una grande risonanza mediatica. L’epidemiologia presenta caratteri simili e sovrapponibili all’influenza stagionale ma con un’osservanza di casi in giovani anche perfettamente sani ed in adulti e l’incidenza dell’epidemia supera la media delle ultime influenze stagionali. I sintomi sono difficoltà a carattere respiratorio (soprattutto nel focolaio messicano) oppure vomito, nausea, diarrea e problemi gastroenterici. In linea di massima si accusano sintomi aspecifici quali febbre di intensità, sonnolenza, malessere, scarso appetito e cefalea, associati frequentemente a raffreddore, tosse e mal di gola, astenia.
Una direttiva ministeriale del Governo italiano invitava, nel maggio 2009, chi fosse tornato dal Messico in Italia in quel periodo a rimanere a casa per sette giorni, a scopo precauzionale; tuttavia il nostro paese non ha sospeso i voli con destinazione i Paesi colpiti. La vaccinazione è il metodo più efficace per la prevenzione della malattia e delle sue complicanze. È stato osservato che il vaccino contro il virus influenzale stagionale non protegge contro l’influenza suina.
L’inquinamento è causa dell’effetto serra, quindi dell’aumento della temperatura atmosferica e del suolo. Il graduale e considerevole cambiamento climatico favorisce la proliferazione degli insetti tropicali e viremici.
Le zone adiacenti ai fiumi si sono rivelate le più atte alla proliferazione degli insetti nocivi. Il clima umido favorisce la nascita dei “moscerini untori”. Le cause della proliferazione, come detto sopra, trovano spiegazione negli aspetti geo-ecologici del pianeta Terra: l’effetto serra, l’emissione dei gas nocivi, cambiamento del clima con la desertificazione di grandi territori e la “tropicizzazione” delle zone temperate. Sono aspetti questi che appartengono ad un ordine di problemi che non interessano la nostra specifica attività. L’esplosione di pandemie provocate da agenti virali mette a dura prova le nostre strutture sanitarie, in ordine a prevenzione, monitoraggio e vaccinazione per assicurare il numero sufficiente di donazioni e la garanzia della trasmissibilità del sangue non infetto, non solo con i vaccini ma anche attraverso gli strumenti dell’informazione e della cultura sanitaria del dono che inducono il donatore oltre a vaccinarsi a mantenere uno stile di vita sano e attento secondo precise norme di comportamento. Soprattutto, le nuove minacce dimostrano come spesso sia poco efficace la donazione occasionale nei confronti della donazione periodica idonea a garantire le scorte di sangue nell’eventualità di condizioni di sospensione per lunghi periodi. Questi fattori non solo inducono una severa e autologa riflessione ecologica e sanitaria ma implicano anche che, nel caso di bisogno siamo chiamati, noi donatori a fare da guardiani di scorte, quindi diventa sempre più imperativo il ricorso alla donazione di sangue, anonima, volontaria, gratuita e periodica.
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