La nuova associazione
L’A.F.D.S. a Domanins fu un’associazione che riuscì a raccogliere consenso e adesione trasversale alle generazioni. Due anni dopo la sua nascita, nel 1970, si costituirà il Circolo Giovanile, per iniziativa dei ragazzi del paese fra i quali molti aderiranno all’associazione diventando donatori di sangue.
La sfida fu all’altezza della nuova compagine. In quel 1968, il Labaro fu insignito con medaglia d’oro. La “neonata” A.F.D.S. Domanins ricevette il riconoscimento per il cospicuo numero di donatori e di donazioni realizzate. Furono ben 37 donatori attivi in un paese di 950 abitanti, con due donatori benemeriti.
Nel 1970, il sodalizio inaugurò la propria sede nei locali concessi dalla Latteria Sociale, e, inoltre, costituirà al suo fianco una sezione dell’Associazione Donatori di Organi (A.D.O.).
La cerimonia inaugurale
La nascita del nuovo soggetto fu accompagnata dalla consueta cerimonia religiosa. La celebrazione si svolse il 21 gennaio nella chiesa parrocchiale di Domanins e fu officiata dal parroco Don Gallo Moschetta, alla presenza di un folto pubblico di fedeli, delle autorità civili, di personalità del mondo del volontariato e di simpatizzanti della popolazione.
Il Labaro della Sezione fu insignito della medaglia d’oro. Il Presidente Sante Lenarduzzi designò la sig.na Vincenza Gei quale madrina dell’emblema del sodalizio.
Il cerimoniale comprendeva un preciso rituale cliché delle Giornate – o Feste – del Donatore dell’Associazione Friulana dei Donatori di Sangue. Una corona d’alloro fu deposta sul Monumento che rappresenta i caduti nelle guerre mondiali per ricordare e onorare i donatori defunti. Alla fine della S. Messa cominciarono i discorsi ufficiali. La Sezione e le sue attività furono presentate alla popolazione e al pubblico convenuto, composto in gran parte dalle sezioni consorelle dell’A.F.D.S. del Circondario della Destra Tagliamento e del Friuli.
L’assemblea si svolse in una sala della Scuola Materna distante pochi metri dalla chiesa. Presero la parola: il neopresidente eletto Sante Lenarduzzi; il sindaco Lorenzo Ronzani e il Presidente A.F.D.S. Pordenone cav. Evaristo Cominotto. Il labaro fu portato da Ferruccio Pancino, la corona d’alloro da Felice Pancino e Giovanni Lenarduzzi.
Al termine della cerimonia seguì il pranzo comunitario presso la Trattoria “la Nana”.
Fondazione della Sezione A.F.D.S. di Domanins. Da sinistra verso destra: il pres. Sante Lenarduzzi, la madrina Vincenza Gei, il dott. Carlo Ferrari, il pres. Circondariale A.F.D.S. Evaristo Cominotto, la vice presidente Vally Pellegrin.
Il corteo passa per le vie del paese con la processione delle autorità e dei labari
S. Messa nella parrocchiale per la benedizione del Labaro.
Il Labaro viene scoperto.
Primo alfiere della sezione: Ferruccio Pancino.
La processione con deposizione della corona per i donatori defunti è un copione nato alle origini della storia dell’A.F.D.S., fin dai suoi natali udinesi per poi diffondersi a tutte le sezioni aderenti.
Il culto religioso e il simbolismo cristiano, entravano a far parte della compagine – laica nella sua ispirazione – dei donatori, fino a diventarne una forma di linguaggio costante e fondamentale. Il rispetto e l’onore della memoria per i donatori defunti creavano un ponte tra la vita e la morte. La corona d’alloro non esprimeva, precipuamente, un significato religioso di immortalità, ma auspicava e propiziava la continuazione per tutti gli uomini dell’esistenza terrena.
Dopo la cerimonia il rinfresco nella sala dell’asilo.
Al termine di quel 1968, la Sezione registrò 47 donazioni con i suoi 950 Soci e con 37 donatori attivi. Essa fu premiata con due donatori benemeriti:
Santin Bruno 10 donazioni diploma di benemerenza 1968
Martini Arduino 10 donazioni diploma di benemerenza 1968
Il Diploma con medaglia d’oro conferito all’A.F.D.S. Domanins, per l’operosa e meritevole attività dei suoi donatori, in occasione dei festeggiamenti per il Decennale dell’A.F.D.S. Udine, 6 ottobre 1968.
I meravigliosi inizi
L’A.F.D.S. Domanins visse il suo momento d’oro come una lieta novità. Tra il 1968 ed il 1971 le iniziative effettuate furono importanti per la crescita della Sezione, prime tappe per una crescita inarrestabile.
I dati parlavano chiaro: aumento degli iscritti e dei donatori attivi, la cui disponibilità fu costante. Ci si poteva semplicemente iscrivere ed entrare a far parte del gruppo, per dare una mano, per ascoltare le riunioni o per solo stare assieme. Un articolo del 1972 del Messaggero di Pordenone titolò Domanins quale paese da “primato” con un donatore in ogni famiglia.
1969 Donatori Attivi: 46 Donazioni totali: 61
1970 Donatori Attivi: 54 Donazioni totali: 67
1971 Donatori Attivi: 58 Donazioni totali: 59
Nel 1969, anche Rauscedo ottenne l’autonomia dando vita alla prima Sezione Aziendale dell’A.F.D.S. della Provincia di Pordenone. La Sezione vedeva il proprio inizio il 17 gennaio 1969, con l’elezione del Consiglio Direttivo e del Presidente Gino Leon, che allora lavorava come impiegato ai Vivai Cooperativi Rauscedo. Il giorno 13 luglio di quel ’69, a Rauscedo l’inizio dell’attività fu siglato da una solenne cerimonia religiosa, con benedizione del Labaro del sodalizio.
Anche l’autonomia di Rauscedo fu salutata con favore ed approvazione da parte del Presidente Evaristo Cominotto, come la “dimostrazione di una diffusione capillare nel territorio del consenso verso il volontariato e verso la pratica della trasfusione”.
L’esempio di Domanins sarà perciò seguito con successo dalla nuova consorella. Con Sante Lenarduzzi, Gino Leon coltiverà una proficua collaborazione sociale, oltre a una personale e profonda amicizia.
13 luglio 1969: nasce la Sezione Aziendale Vivai Cooperativi Rauscedo.
Sante Lenarduzzi (Domanins) con Gino Leon (Aziendale Vivai Coop. Rauscedo) e il presidente circondariale Evaristo Cominotto.
Il Circolo Giovanile
Nello stesso 1969, il 17 dicembre, a Domanins si registra la nascita di una nuova associazione: il Circolo Giovanile. Un dinamico e simpatico movimento che merita un cenno poiché la “nuova associazione” A.F.D.S. fu il suo nume tutelare. L’idea nacque da parte di un gruppo di giovani del paese dai 16 ai 25 anni di età.
Le loro motivazioni e le finalità furono espressamente scritte in una sorta di breve statuto:
Il Circolo si pose l’obiettivo di riunire e affratellare tutti i giovani di Domanins, con il dovere di continuare la storia del paese, ereditando il patrimonio di conoscenza e di esperienza, perpetrando i valori e principi dei propri avi tesi ad un rinnovamento dell’avvenire.
Il Circolo, sintetizzando, era imperniato su due principi fondamentali: in primo luogo, il movimento proclamava la propria apoliticità in luogo di un’amicizia e di una fratellanza autentica fra i consociati e il paese; in secondo luogo, il fine proposto era il progresso etico-sociale e dell’affermazione dei diritti dei giovani, nella dignità e nel rispetto della persona umana, e nell’uguaglianza di tutti. Un progresso e una libertà di esistenza giovane e giovanile che il Circolo intese svolgere e sviluppare in senso culturale e ricreativo.
Il Circolo Giovanile di Domanins in una foto del 4 ottobre 1970, giorno dell’inaugurazione della sede propria e di quella dell’A.F.D.S.-A.D.O.. In piedi da sinistra: Settimo Marchi, Pier Luigi Lenarduzzi, Natalino Lenarduzzi, Luigi Chiarot, Adriano De Candido, Giuseppe Tondat (di Fioravante). In mezzo da sinistra: Luigi Sacilotto, Mario Venier, Gino Lenarduzzi, Elettra Lenarduzzi, Igino Lenarduzzi. In basso da sinistra: Eleonora Rossi, Luciana Lenarduzzi, Mara Gei, Iva Lenarduzzi, Graziella Babuin, Vilma Babuin.
I propositi del “nuovo” movimento giovanile, contenuti nel piccolo “statuto” e nel “programma” che in seguito fu elaborato, rappresentavano non solo idee ma prima ancora sentimenti e stati d’animo appartenenti ai tempi di allora.
I Soci della Latteria e dell’A.F.D.S. compattarono il gruppo giovanile e avergli offerto una sede propria accanto a quella degli stessi donatori.
Per i donatori ed i giovani la solidarietà e l’impegno erano punti fermi e irrinunciabili. La solidarietà non viveva di pochi gesti isolati, ma di impegno e di un processo continui, protesi verso il cambiamento. Il Circolo Giovanile è stato ricreativo e culturale. Tutti loro si ricordano del piccolo Fogolar posto al centro della sala da ballo; il giuramento di unione e di fedeltà sotto i principi fondamentali: Giovani, Libertà, Pensiero, Azione, ecc…; la mano verso l’alto impugnando un rametto d’alloro, protesa “verso la cima”. Tutti si ricordano la semplice consolle con il giradischi, i posters di Giancarlo Giannini e delle varie bands giovanili in voga in quegli anni. Molti si ricordano le raccomandazioni di don Gallo, e altri si ricordano delle utili grondaie sulle quali scivolare via durante i festini! E così via, con la balera e con il divertimento, “verso la cima”.
Molti di quei giovani erano anche donatori di sangue e orgogliosamente partecipavano alle attività e manifestazioni (come le ragazze che figuravano bellissime negli abiti delle furlane della Giornata del Donatore). Nell’A.F.D.S. trovarono tutti un motivo e un fine concreti. Gli adulti trovarono nei giovani la continuazione della vita, una preziosa donazione e un’occasione da dare loro.
L’inaugurazione della sede
Nel 1970, la benemerita associazione inaugurò, il giorno 4 ottobre, la sua prima sede ufficiale, presso i locali concessi dalla Latteria Sociale Turnaria.
La sede fu allestita con l’aiuto anche del Circolo Giovanile e della Sezione Combattenti.
L’inaugurazione si svolse con la consueta celebrazione solenne e con la benedizione dei locali che videro la partecipazione delle autorità comunali: il sindaco Lorenzo Ronzani, l’assessore provinciale dott. Ferrari, il presidente della Sezione Combattenti Angelo Gei. Inoltre, furono presenti le rappresentanze delle associazioni A.F.D.S. locali: l’Aziendale Vivai Rauscedo, San Giorgio, Valvasone, Spilimbergo, i vertici provinciali con il presidente Cominotto, il segretario Gianni Colomberotto, il consigliere Gino Leon.
Il Labaro della Sezione fu fregiato della medaglia d’oro del Comune da parte del sindaco Ronzani e della medaglia d’oro dell’A.F.D.S. consegnata dal segretario circondariale Colomberotto con parole di vivo riconoscimento.
Al termine della cerimonia si svolsero, nei medesimi locali, le donazioni di sangue organizzate dal Centro Trasfusionale di Spilimbergo. Al termine della Santa Messa e dei discorsi ufficiali si tenne il pranzo sociale presso la trattoria Nana.
La prima sede A.F.D.S.-A.D.O. inaugurata il 4 ottobre 1970
Lo scritto autografo di Don Gallo Moschetta: “Domanins 4-10-1970. Carissimo Fondatore, eccoti una piccola offerta per la tua “creatura” l’associazione datori di sangue, offerta piccola, ma tutto amore e ammirazione per te e compagni. Arciprete Cav. d.B.G. Moschetta. Festa di San Francesco d’Assisi, il santo della carità e dei poveri.”
S.Messa celebrativa nella parrocchiale. La corona d’alloro porta i nomi dell’A.F.D.S. e del Circolo Giovanile.
Inaugurazione della sede
Sopra: le furlane nella sede. Sotto: i prelievi prima della benedizione della sede, effettuati dal personale del Centro Trasfusionale di Spilimbergo dal primario dott. Costa. 23 furono i prelievi quella mattina!
Pranzo sociale. Si riconoscono: Beniamino Marchetto, Delfino Taiariol, Bruno Santin, Vincenza Gei, Vally Pellegrin, Emilio Drigo.
Pranzo sociale. Si riconoscono: Giacomo Lenarduzzi, Angelo Lenarduzzi, Orfeo Pianta, Alberto Galasso.
Anni felici
I rapidi successi della nuova “creatura” generarono un clima di entusiasmo nell’associazione e nel paese. Domanins stava forse vivendo uno dei suoi momenti migliori.
La nuova associazione stava trovando consenso e gratificazioni in ogni suo risultato e in molte cose. La partecipazione del paese gli iscritti, poi, raggiunsero la quota di novanta nel 1971, i numerosi simpatizzanti che davano una mano.
Il paese di Domanins visse con immensa gioia ed orgoglio, i successi sportivi dei personaggi che si affermarono nello sport, conquistando titoli importanti, e che perciò meritano di essere qui menzionati, come Gino Pancino che alla fine degli anni Sessanta si laureò campione del mondo e olimpionico del ciclismo su squadra.
Domanins, 1966. Sante Lenarduzzi – Pustin – riceve l’autografo di Gino Pancino, campione del mondo di ciclismo ad inseguimento a squadre su pista, premiato ai Mondiali di Francoforte nel 1966.
C’era gioia ed una sana spensieratezza in quegli anni. Tutto presagiva per il meglio. Non si credeva di esserci già, ma sicuramente di procedere “verso la cima”. In ogni caso l’A.F.D.S. aveva toccato solo gli inizi.
Santin e Vally in una simpatica e “sorridente” immagine di quegli anni.
Bilancio Donazioni
1968 Donatori Attivi: 37 Donazioni totali: 47
1969 Donatori Attivi: 46 Donazioni totali: 61
1970 Donatori Attivi: 54 Donazioni totali: 67
1971 Donatori Attivi: 58 Donazioni totali: 59
Benemerenze
Santin Bruno donazioni 10 Diploma di Benemerenza 1968
Martini Arduino donazioni 10 Diploma di Benemerenza 1968
Copat Carlo donazioni 10 Diploma di Benemerenza 1969
Drigo Vittorio donazioni 10 Diploma di Benemerenza 1969
Giacometti Eliseo donazioni 10 Diploma di Benemerenza 1969
Pancino Felice donazioni 10 Diploma di Benemerenza 1969
Lenarduzzi Angelo donazioni 10 Diploma di Benemerenza 1970
Lenarduzzi Giacomo donazioni 10 Diploma di Benemerenza 1970
Lenarduzzi Gino donazioni 10 Diploma di Benemerenza 1970
Leon Giovanni donazioni 10 Diploma di Benemerenza 1970
Luchin Pietro donazioni 10 Diploma di Benemerenza 1970
Roncadin Giovanni donazioni 10 Diploma di Benemerenza 1971
Lenarduzzi Sante donazioni 10 Distintivo di argento 1972
Lenarduzzi Igino donazioni 10 Diploma di Benemerenza 1972
Vivan Giorgio donazioni 10 Diploma di Benemerenza 1972
La legislazione innovatrice
In Italia, il periodo degli anni Sessanta e Settanta fu proficuo di impegno e di riconoscimento verso i donatori di sangue, da parte dell’opinione pubblica e delle istituzioni. Diversi furono gli eventi tragici che scossero la nostra penisola e il vicinato (i terremoti di Agadir, del Friuli e della Sicilia, la frana del Vajont, l’alluvione di Firenze) e il mondo civile e istituzionale si mobilitò in massa per sopperire alle emergenze, inviando beni, materiali e sangue donato, così come nell’iter legislativo. Nel 1962 entrò in vigore la legge che sanciva l’obbligo di indicare il gruppo sanguigno nelle patenti di guida; la legge 584/1967 riconobbe al donatore il diritto alla giornata di riposo post trasfusionale senza la perdita della retribuzione; la legge 128/1969 fece obbligo a tutti gli ospedali regionali e provinciali, di dotazione della struttura ad hoc denominata Immunologia e Servizio Trasfusionale; la legge 833/1978 del 23 dicembre diede avvio alla Riforma Sanitaria che avrebbe dovuto attuare il dettato costituzionale dell’art. 32 Cost., ossia la tutela della salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della società.
La legge 23 marzo 1969, n. 128, emanata per la riforma ospedaliera, constava di due parti: per primo, la riforma dell’ordinamento interno, suddiviso in servizi igienico-sanitari, diagnosi e cura, amministrativi e generali; in secondo luogo, la dotazione organica e la classificazione del personale. La legge organizzò e divise l’ospedale in direzioni sanitarie e direzioni amministrative, in sovrintendenze, divisioni, sezioni, servizi speciali, ed introdusse le figure del primario, aiuto e assistente responsabili per le singole unità costituenti l’ospedale.
Ogni ospedale doveva essere dotato, tra i vari altri servizi, anche dei servizi trasfusionali. Negli ospedali regionali e provinciali il servizio trasfusionale doveva, inoltre, garantire le attrezzature idonee alla raccolta, alla tipizzazione, alla conservazione, al controllo e all’assegnazione del sangue umano. Ogni ospedale doveva essere dotato altresì dei servizi di anestesia e di rianimazione, nonché di posti letto di degenza, necessari per la rianimazione. La legge prescriveva che, negli istituti, i primari dovevano essere nella proporzione di uno ogni 550 posti letto per la rianimazione, e fino a 700 posti letto di degenza per la chirurgia. Gli aiuti dovevano essere uno per ogni 200 posti letto di chirurgia, e un assistente per ogni 50-60 posti letto. Gli infermieri dovranno assicurare un tempo minimo di assistenza effettiva per i malati, di 420 minuti nelle 24 ore.
La legge di Riforma sanitaria venne approvata dal Parlamento il 23 dicembre 1978. le disposizioni della legge n. 833 concernenti struttura, competenze e finanziamenti entreranno in vigore il 1° gennaio 1979.
Entro 45 giorni dall’entrata in vigore della legge dovrà essere costituito il Consiglio Sanitario Nazionale che diventerà consulente del Governo sulle linee generali della politica sanitaria, e predisporrà la relazione sullo stato sanitario del Paese da presentare al Parlamento per la sua approvazione.
Entro 60 giorni dall’approvazione della legge 833 furono estinti l’E.N.P.I. e l’associazione nazionale per il controllo della combustione. Entro un anno dall’entrata in vigore della legge, il ministro della Sanità avrebbe provveduto al riordino degli istituti di ricerca scientifica e biomedica. Entro il 30 aprile 1979, il Governo dovrà presentare al Parlamento il primo Piano Sanitario nazionale. Entro il 31 dicembre 1979, le regioni dovranno istituire le unità sanitarie locali, che saranno definite nei propri ambiti territoriali e nei compiti. Entro il 31 dicembre 1979, il Governo costituirà l’Istituto Superiore per la prevenzione e la sicurezza del lavoro. Dal 1° gennaio 1980, inoltre, alle unità sanitarie locali furono attribuiti i compiti svolti attualmente dall’Ispettorato del Lavoro in materia di prevenzione, igiene e controllo sullo stato del lavoro; dalla medesima data, alle USL furono trasferiti i compiti di assistenza della Croce Rossa non connessi direttamente alle sue originarie finalità, e diventò obbligatoria per tutti i cittadini l’assicurazione contro le malattie.