Il nuovo ciclo e il decollo delle donazioni
Gli anni Novanta iniziarono con un nuovo presidente: Gianfranco De Candido. Un presidente giusto al momento giusto accompagnato da un direttivo che con lui agì in perfetta sintonia. Il nuovo ciclo dell’A.F.D.S. espresse e dimostrò entusiasmo, zelo, carisma e innata simpatia indispensabili per assumere l’eredità di Sante Lenarduzzi e dagli altri volontari.
Gianfranco De Candido è stato presidente per due mandati (1988-1996). In questi otto anni i nuovi donatori sono stati ben 83! Nel 1993 si registrano addirittura 24. Nel 1992 il rapporto donazioni/donatori attivi raggiunge quasi il livello attuale e se guardiamo singolarmente il numero delle donazioni e dei donatori attivi, nel 1996, sono molto simili a quelli degli anni più recenti: 114 donatori e 158 donazioni. Inoltre, si può osservare (fatta eccezione per il 1994 ove si registrò un piccolo calo) che il numero delle trasfusioni annue registrò un incremento continuo, dal 1990 fino al 2002.
In quest’epoca l’A.F.D.S. Domanins acquisisce la gran parte dell’attuale corpo dei donatori. Con questi risultati le benemerenze fioccarono numerose nell’ultima parte del decennio e in quello successivo.
“L’A.F.D.S. chiama: i giovani rispondono”. Era questo il titolo dell’articolo che riportava il resoconto annuo dell’associazione, pubblicato sul bollettino parrocchiale “Voce Amica” del 1992. Il titolo comunicava in modo conciso ed efficace la via intrapresa dal nuovo corso, così come il suo rapido successo. Gli 83 nuovi donatori – un record mai più eguagliato – erano lo specchio della gioventù di Domanins di allora: 58 di loro erano giovani sotto i trent’anni di età, fra i quali 18 erano giovani tra i diciotto e i vent’anni.
Gli 83 nuovi donatori. 1989: Gino Pancino e Loris Pancino. 1990: Scandiuzzi Claudio. 1991: Candido Enrich, Col Gino, Fornasier Stefano, Piasentin Franco, Polotto Elsa, Tesolin Renato, Lenarduzzi Raffaella, Del Zotto Miriam, Pancino Graziella, Avoledo Walter. 1992: Basso Fausta, De Candido Romeo, Gei Paolo, Lenarduzzi Claudio, Lenarduzzi Franco (’59), Martini Rino, Martini Romeo, Tondat Stefano, Lenarduzzi Marco, De Candido Flavio. 1993: Coassin Lara, Conte Carlo, Dariol Maristella, De Candido Cristiano, De Candido Fausto, Gaiatto Alex, Lenarduzzi Fabio, Lenarduzzi Pedro, Luchini Leonardo, Montagner Luciano, Pizzato Stefano, Rossi Eleonora, Tommasini Ida, Tondat Michele, Bisutti Andrea, Galasso Fabio, Lenarduzzi Federica, Basso Oriana, Bearzatto Aldo, Galasso Addo, Sacilotto Luca, Candido Alberto, Fornasier Rosangela, Venier Paolo. 1994: Chiandotto Vannes, De Candido Carmen, Fabbro John Silvio, De Candido Fabio, Malpaga Max, Mazzucchin Natalina, Moro Claudio, Pancino Aldo, Soldai Giancarlo, Venier Michele, Coassin Roberto, Venier Giovanni, Pancino Livia, Sorgon Antonella, Volpe Francesca. 1995: Bearzatto Annunziata, De Candido Paolo, Gaiatto Christian, Gaiatto Moris, Gri Barbara, Infanti Rino, Lenarduzzi Fausto, Venier Loretta, Pancino Monica, D’Andrea Walter, De Candido Dino, Pianta Massimiliano, Di Giandomenico William. 1996: Candido Claudio, Coppola Riccardo, De Candido Claudio (Cristalin), Midena Ennio, Canton Graziano, Moro Mirella, Bratti Sonia, Fornasier Savio.
Fu una grossa sfida da raccogliere, per un’associazione che si stava incamminando nel pieno della sua bella età. Le donazioni di sangue intero erano passate a 350 ml e a 400 ml. In quegli anni si giunse anche a 450 ml e rarissimamente addirittura a 500 ml. Ad arricchire il panorama delle trasfusioni di sangue fu anche la pratica dell’aferesi che contribuì ad aumentare la frequenza dei prelievi, e a introdurre e definire il nuovo fine della donazione: il prelievo del solo plasma e/o dei suoi componenti per l’utilizzo del sangue a scopo farmaceutico e per la ricerca. Le aferesi si potevano effettuare anche ogni 14 giorni, la frequenza delle donazioni medie tra un prelievo e l’altro era di circa due mesi.
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29 luglio 1990. Gianfranco De Candido presidente alla Festa del Donatore.
Corteo dei Labari, 1990. La tradizionale marcia è un rito che si è mantenuto fino ai giorni attuali.
Il corteo dei Labari passa davanti alla Villa Spilimbergo-Spanio, 1991.
Il corteo, preceduto dalla Banda, svolta verso il campo sportivo.
Le autorità presenti alla festa: il sindaco del Comune di S. Giorgio della Rich.da Luigi Santarossa; il presidente A.F.D.S. Gianfranco De Candido; l’assessore comunale Mario De Bedin. 1991.
Tutti al boschetto per la cerimonia ufficiale.
Nuova sede di via Belvedere, inaugurata il 29 luglio 1990.
“Le Porchidád como spessialidád”. La frase umoristica incisa sul simpatico manifesto calza alla perfezione con la festa. Specialità unica in tutto il volontariato della Provincia, con nessuna imitazione ancora oggi.
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Le immagini della Porchetta del 1990. La tombola.
Gli Scout intrattengono i bambini alla Porchetta con i divertenti giochi di società. Monica Tesolin e Stefano Fornasier.
Da sinistra: Marco Lenarduzzi, Christian Gaiatto, Fabio De Candido, Claudio Lenarduzzi (in alto), Morgan Gaiatto (a terra), Romeo De Candido, Ivan Egger, Angelo Roncadin. Porchetta 1990.
Romeo, bagno nella canaletta!
Bertino prepara la briscola.
Donne e verdure. Da sinistra: Irene Quarin, Giuseppina De Candido, Luigia Moro, Marisa Piasentin.
Giovani di Domanins
Le Porchette nel campo sportivo offrivano novità e raccoglievano ampi consensi. Nell’edizione del 1993 fu la volta degli sbandieratori di Cordovado invitati per il venticinquesimo di fondazione. Poi le majorette, le esibizioni del Pony Club, ma non mancavano giochi e passatempi più frugali e più antichi, come le tradizionalissime “partitone” degli tempi che furono: “Celibi-Ammogliati” o “Grava –Resto del Mondo” e altre ancora.
Il Pony Club.
La cassa per le offerte
Inoltre, i consueti appuntamenti estivi sotto le frasche diventarono occasioni propizie per ricordare ed omaggiare i nostri compaesani che si resi famosi per le loro imprese e traguardi.
Nel 1991, l’A.F.D.S. organizza da sola il Babbo Natale
Nel 1994, il 15 ottobre, la comunità di Domanins e l’A.F.D.S. hanno ricevuto la visita del ministro canadese Sergio Marchi, originario di Domanins e figlio di emigranti. Sergio Marchi, da deputato al Parlamento canadese, ci fece già visita nel 1985.
Nel 1995 si festeggiarono i 100 anni di Nonna Italia Bortolin.
Nel 1996, fu preparata una sorpresa per Gino Pancino, ricorrendo i trent’anni della sua vittoria mondiale nel ciclismo a Francoforte.
Nel 1990 e nel 1995 furono organizzate le indimenticabili gite a Valeggio sul Mincio e all’isola d’Elba.
Il pensiero rivolto ai sofferenti e agli sfortunati non fu di meno. Nel dicembre del 1994 l’A.F.D.S. devolvette la somma di tre milioni di lire agli alluvionati di Rocchetta Tanaro in provincia di Asti. Diversi furono i paesi e le cittadine piemontesi coinvolte nella tremenda alluvione del 6 novembre 1994. A Domanins e a Rauscedo non si perse tempo. Aziende e associazioni di volontariato e dello sport intrapresero una gara per la solidarietà. Nel nostro comune furono raccolte complessivamente dieci milioni di lire. La somma è stata consegnata da un’apposita delegazione al sindaco di Rocchetta Tanaro. La delegazione di Domanins era composta da Gian Paolo Chiandotto, Renato Tesolin, Stefano Tondat e Angelo Marchetto.
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Con Rocchetta Tanaro la solidarietà dell’A.F.D.S. diede i suoi frutti. La cittadina piemontese fu al centro di una vasta azione di generosità. Nella foto: Renato Tesolin, Stefano Tondat, Angelo Marchetto, Gian Paolo Chiandotto. Fra i numerosi e munifici contributi, una “piccola goccia” è stata elargita dall’A.F.D.S. Domanins e da Rauscedo. Sotto: “La Stampa” del 7 dicembre 1995. |
Un altro gesto di solidarietà provenne dai coscritti della classe ’75, fra i quali molti erano donatori di sangue e qualcuno di loro faceva parte del Consiglio Direttivo. I coscritti, nel gennaio 1996, con la mediazione della Sezione A.F.D.S., devolvettero 275.000 lire all’A.G.M.E.N. Friuli-Venezia Giulia, l’associazione per la cura e l’assistenza dei bambini malati di tumore – emopatici e neoplastici. Per i bambini, Gianfranco coinvolse i donatori e l’intero paese di Domanins per sostenere una bella giornata di solidarietà preparata con un incontro di calcio: il Domanins-Richinvelda sfidava la squadra del Vajont per il campionato di Terza Categoria, domenica 11 marzo 1996.
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I coscritti del ’75 e l’A.F.D.S. per l’A.G.M.E.N. Friuli-Venezia Giulia. A sinistra: Domanins-Richinvelda vs Vajont del 11 marzo 1996 (1-0).
La nuova sede in via Belvedere
Nel 1989 l’A.F.D.S. cambiò la propria sede. La vecchia Latteria Sociale di Domanins chiuse l’attività e decise di vendere al Comune lo stabile di via Meduna. Il Comune ristrutturò l’edificio mutandolo in case popolari e mettendo in vendita gli appartamenti.
Il Consiglio Direttivo traslocò temporaneamente in un’abitazione di via Borgo Leone. Successivamente, nel 1989, si trasferì definitivamente in un edificio di via Belvedere. Per diverse volte il gruppo si riunì nelle sale della Trattoria Nana come si verificò anche nei primi anni della propria storia prima del 1970.
L’edificio di via Belvedere era di proprietà del Conte Gualtiero Spanio distante un centinaio di metri dalla Villa Spilimbergo. Il piccolo stabile era in corso di restauro ed era stato affidato alla gestione del Patronato delle Belle Arti di Venezia ed al Comune di S. Giorgio della Richinvelda per il periodo di venti anni. Trascorso tale periodo l’edificio sarebbe ritornato in possesso del Conte Gualtiero. In accordo con la legislazione delle Belle Arti, i piani dello stabile furono concessi ad un’associazione avente una finalità non lucrativa. I donatori presero dimora nell’appartamento al piano terra rimanendovi fino al 1996.
La nuova sede fu inaugurata il 29 luglio 1990 nel giorno della Festa del Donatore. Il corteo dei labari proveniente dalla chiesa si fermò facendo tappa nell’edificio dirimpetto sulla strada e le autorità presenti alla manifestazione tagliarono il nastro inaugurale.
L’inaugurazione della nuova sede avvenne il 29 luglio 1990, giorno della Festa del Donatore. Al nastro inaugurale furono presenti don Giuseppe Liut, Gianfranco De Candido, il sindaco del Comune di S. Giorgio della Richinvelda Giancarlo D’Angelo, l’assessore Mario De Bedin.
Il Consiglio 1992-1996 nella nuova sede di via Belvedere. Da sinistra a destra, in piedi: Loris Pancino, Stefano Tondat, Gino Col, Valter Martini, Gian Paolo Chiandotto, Claudio Scandiuzzi, Enzo De Candido, Guglielmo Venier, Giuseppe De Monte, Ferruccio Pancino, Rino De Candido, Andrea Luchini. Da sinistra a destra, seduti: Federica De Bedin (segretaria) e Gianfranco De Candido (presidente).
Il Consiglio Direttivo si riunisce alla Nana
Il Babbo Natale
La tradizione del Babbo Natale risale al 1977 quando, nel giorno della vigilia natalizia, uomini e ragazzi con barba e cappello rosso girarono per le vie del paese, portando con sé un carretto trainato da un mulo e distribuendo casa per casa doni alle famiglie, caramelle e cioccolatini per i bambini. I primi animatori furono Sante Lenarduzzi, Gino Pancino, Vinicio De Candido, Vally Pellegrin, Ferruccio Pancino e Giuseppe Bertazzo. L’A.F.D.S. assieme all’Associazione Calcio Domanins.
Un “Babbo Natale” negli anni Ottanta. Si riconoscono da sinistra a destra: Flavio De Candido, Gian Paolo Chiandotto, Aldo Venier, Lauro D’Agostin. Sotto: Bepi e Luca Bertazzo.
Questa iniziativa si ripeteva puntualmente ogni anno. Prima della vigilia, i donatori provvedevano ad addobbare l’albero natalizio nella piazza del paese.
Nel 1991, accanto ai Babbi ci sono le “Babbe” per allietare la giornata. Le famiglie di Antonio Vivan e di Giuseppe Bertazzo forniscono le tappe di ristoro per i viandanti, per il pranzo e per la cena.
Il Babbo Natale dura fino ai giorni nostri. Nelle ultime edizioni le serate si concludono in casa di Romeo Martini fino allo scoccare della mezzanotte. Dal 2013 il pranzo natalizio si tiene a casa di Valter Martini.
Il Babbo Natale di Domanins sul Gazzettino nel 1991.
Quando arriva il giorno 24 dicembre i Babbi e le Babbe si ritrovano a casa di Antonio Vivan verso le sette o sette e mezza di mattina. Ad aspettarli c’è il mulo di Bepi Bertazzo preparato con il carretto per portare i doni nelle case. Prima della partenza a casa Vivan si prepara la colazione ai giovani anche perché l’ora mattutina è, per loro, sempre un po’ proibitiva. Consumata la colazione, caricati i doni sul carretto, i baldi giovani mattinieri si vestono da Babbo Natale. Tutto pronti e bardati sono accompagnati da un pastore anziano che li guida nel suo viaggio per le vie del paese.
Foto dei Babbi e Babbe davanti a casa di Pietro Franceschina
La mattinata comincia così e ha fra le sue tappe la zona del Borleon, via Obberoffer, le piazze Indipendenza e S. Michele, via S. Martino e la zona Claut. I Babbi partono sempre dall’alto della via Belvedere vicino al confine con la via del Sile-Rauscedo. Scendono verso la posta girando per via della Pace fino alla zona del Mulin e fino in via S. Giovanni a Rauscedo. Si prosegue, poi, di nuovo verso via Belvedere, completando tutto il Claut con le vie Cianeis, S. Valentino e la via del campo sportivo – l’attuale via dei Raggi. Giunti in Piazza S. Michele, l’allegra brigata volta verso via S. Martino. Risale poi verso Piazza S. Michele e Piazza Indipendenza, girando verso la via Obberoffer, e poi a destra per via Borgo Leone.
“Auguri” in via della Pace: Sandro De Piccoli, Ramona Pancino, Federica De Bedin, Loris Pancino.
Romeo e Flora percorrono via Belvedere.
Completato il Borgo Leone, i Babbi più giovani, stanchi dopo il viaggio e dopo le numerose “ombre” della lunga mattinata, fanno ritorno all’ovile di casa Vivan. Così per mezzogiorno o mezzogiorno e mezzo circa, i Babbi si possono finalmente riposare con un lauto pranzo.
Il pranzo in casa Vivan.
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Verso le due e mezza del pomeriggio il viaggio riprende. Questa volta per i Babbi e per le Babbe è previsto il cambio della guardia. Al pomeriggio si completa la via Obberoffer fino alla strada che porta verso Arzene. Si torna poi indietro passando per le curve di via Obberoffer e facendo una tappa obbligata davanti alle abitazioni di Gianfranco De Candido e di Pietro Franceschina, dove ci si ferma un po’ riscaldandosi con il vino. I Babbi proseguono poi per via Meduna fino a dividersi alla fine della strada: una parte a sinistra per arrivare alla via del Sole continuando sulla Provinciale, mentre l’altra parte gira a destra per entrare nella Selva.
All’incrocio della Selva di Sotto con la stradina di via Boschit che porta in via del Sole, i Babbi si ricongiungono. Così, per tutto il pomeriggio e la sera la musica del carretto natalizio si diffonde per le stradine della Selva. Fino alla fine, fino all’ultima “ombra” della sera il carretto viaggia e gira per le case, distribuendo i doni e le caramelle per i bambini e ricevendo le generose offerte dei compaesani. Il viaggio termina a casa Bertazzo, dove il mulo è ritornato a casa sua, e lì vengono raccolte le offerte e i doni rimasti. Mentre qualche pastore completa le ultime case rimaste di Domanins, i Babbi si mettono a fare la conta dei soldi, aspettando che i pastorelli anziani ritornino. Tornati tutti a casa, alle sette e mezzo si cena, o a casa di Giuseppe Bertazzo o, negli ultimi anni a casa Romeo Martini. Si cena in “allegria” aspettando la mezzanotte per farsi gli auguri, e poi chi vuole va alla messa di mezzanotte, chi invece ama più la compagnia aspetta la funzione dell’indomani e decide di rimanere a tavola a “rallegrarsi” ancor di più.
Ma passato il giorno di Natale, il Babbo non è ancora finito. I pastori, Babbi e Babbe fanno visita alle case dove non c’era nessuno ad accoglierli, oppure sconfinano a Rauscedo e dintorni per portare i doni agli amici e simpatizzanti.
E così, anno dopo anno, il Babbo Natale dei Donatori, a Domanins si ripete tuttora.
Alla sera si riparte. Il furgone al posto della slitta e della renna in caso di pioggia.
I Babbi del pomeriggio e della sera per le vie della Selva. In piedi da sinistra: Romeo Martini e Federica De Bedin. Seduti da sinistra: Paolo Gei e Christian Gaiatto.
Trio di Babbe, letizia del Natale dei Donatori: Ramona, Flora, Meri
Cena a casa Bertazzo. Da sinistra: Meri Chiarot, Fabio Galasso, Stefano Tondat, Flora De Candido, Sandro Montagner, Loris e Ramona Pancino.
Foto di gruppo a casa di Gino De Candido.
Ogni Natale incomincia con l’albero e in quest’anno c’è stata la decorazione della chiesa e l’aggiustamento delle campane.
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La Lucciolata
Il 1993 fu l’anno della prima Lucciolata, una manifestazione originalissima nata per iniziativa dell’associazione Via di Natale. La Lucciolata è una simpatica camminata notturna, effettuata a piedi e tenendo in mano una torcia, girando attraverso le piazze e le strade del proprio paese. E’ organizzata dalle associazioni locali di qualunque tipo, alla quale possono partecipare tutti, giovani e meno giovani.
La camminata si svolge secondo un copione prefissato. Si percorre a piedi un tragitto di 3 km per le vie del paese, ma si può andare anche in bicicletta, in moto, sui pattini, sulla neve, sul mare, sul lago, sul fiume, e addirittura con il presepe e con il fuoco epifanico.
Le associazioni locali possono avvalersi del patrocinio e della collaborazione del comune o della parrocchia.
Non è prevista alcuna quota d’iscrizione e vige una copertura assicurativa per la responsabilità civile. La Via di Natale fornisce, altresì, il materiale propagandistico per lo svolgimento: cartellini di partecipazione rigorosamente di dimensioni 8×17, e due striscioni di 5mx1, uno da appendere sulla via principale di transito del corteo, l’altro da mettere in testa al corteo.
L’associazione fornisce anche depliant e altro materiale propagandistico ed informativo da utilizzare prima e dopo la manifestazione. Il tutto però deve essere restituito.
E’ consigliato organizzarla nel giorno di sabato come poi è diventato di consuetudine. La partenza può essere stabilita per le 20:30 con ritardi o anticipi consentiti di 30 o 60 minuti. Il corteo parte da una zona centrale del paese – da una piazza, dal municipio o dalla chiesa – e deve al termine fare ritorno nello stesso punto.
Ogni partecipante al corteo deve obbligatoriamente portare con se una fonte luminosa, una pila elettrica oppure una semplice candela. Le serate della Lucciolata finiscono sempre con ristori e con musica.
Ogni paese in cui si tiene la Lucciolata riceve la visita di un corrispondente dell’associazione al quale sarà consegnato l’incasso delle offerte per la Via di Natale.
La Lucciolata a Domanins si svolgeva secondo questo preciso programma. La data prescelta è sempre stata il sabato prima della Porchetta.
Si partiva dal campo sportivo con striscione e fiaccole. Dopodiché si poteva scegliere o un percorso breve o un percorso lungo.
Il percorso breve portava fino alla piazza del paese, passando per la stradina sterrata dietro al campo sportivo e poi verso la via S. Martino. Quindi l’arrivo in piazza per poi fare ritorno al campo per via Belvedere.
Il percorso lungo portava fino alla Selva.
Al ritorno per i partecipanti veniva preparato un piatto di pastasciutta che consumavano seduti sulle tavole sotto il chiosco che rimaneva aperto per tutta la sera. La serata scorreva via felice e serena.
In diverse edizioni erano stati organizzati teatrini educativi e dilettevoli per i bambini, oppure si passava la serata ascoltando la musica fino a tarda notte.
L’arrivo della Lucciolata
La Lucciolata 1993. La folta partecipazione della popolazione
Claudio e Benito dietro al chiosco |
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Un centinaio di persone e più, ogni vigilia della Porchetta |
Giovani bellezze di Domanins. Da sinistra: Elisa Benvenuto, Marta Cocitto, Francesca Gei, Erica De Candido, Laura Benvenuto. |
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Lucciolata 1994, 30 luglio. Da sinistra: Alberto Candido, Jurghen Bortolin, Paolo Gei, Luciano Montagner, Greta Malpaga, Enzo De Candido.
Il percorso lungo: via Meduna
Via San Martino
I cuochi con l’oste: Claudio Scandiuzzi, Vinicio De Candido, Meri Chiarot, Sandro Montagner, Renato Tesolin, Stefano Tondat, Ferruccio Pancino
I bambini di un tempo. Dal lato sinistro: Ilario Maniago, Eric Moro, Marco Marson, Alessandro Moro, Ivan Maniago. Gilles D’Andrea; lato destro: Ivan De Candido, Damiano, Simone ed Enrico Lenarduzzi
Alla nostra Lucciolata sono d’obbligo le offerte ed i nostri compaesani sono sempre stati generosi. Le offerte, ovviamente, sono interamente devolute alla Via di Natale.
Il Venticinquesimo di fondazione
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Il 18 novembre 1992 si svolse il rinnovo delle cariche per il quadriennio 1992-1996. Gianfranco De Candido fu riconfermato presidente. Vice presidente: Gian Paolo Chiandotto; segretaria: Federica De Bedin, rappresentante dei donatori: Andrea Luchini. Consiglieri: Ferruccio Pancino, Guglielmo Venier, Valter Martini, Stefano Tondat, Rino De Candido, Gino Col. Revisori dei Conti: Loris Pancino, Giuseppe De Monte, Enzo De Candido, Claudio Scandiuzzi.
Il Venticinquesimo di fondazione. 1993. Onoranza ai donatori caduti
E’ il Consiglio del Venticinquesimo anno di attività, anniversario che ricorre con solennità il 21 gennaio 1993. Il direttivo fu quasi interamente rinnovato.
Un nuovo ciclo è ormai avviato. In questo suo secondo mandato, Gianfranco non perde l’entusiasmo di essere riconfermato e di continuare. Erano “nani sulle spalle di giganti”, come ammettono anche loro con molta umiltà. Fino a quel momento il giovane presidente e i giovani consiglieri si sono rivelati grandi in una misura tale che i predecessori non potranno piangere per aver dato loro il lascito. E i numeri lo dimostrano con 83 nuovi donatori in otto anni.
Il nuovo Consiglio nella sede delle “Belle Arti”, quadriennio 1992-1996
Nella giornata celebrativa del 25 luglio Gianfranco espone i numeri della Sezione davanti ad un gremito pubblico di quasi 700 persone. Il nostro sodalizio conta oggi ben 140 donatori iscritti (donatori attivi e non periodici), quasi un donatore ogni cinque abitanti. Dal 21 gennaio 1968 al 30 giugno 1993 le donazioni totali sono state 1781 pari a 520 litri di sangue che già all’epoca facevano di Domanins una delle Sezioni più attive della zona.
Alla Festa del Donatore prendono la parola il presidente provinciale A.F.D.S. Bruno Zavagno, il presidente dei soci della Cassa Rurale ed Artigiana Luigi Luchini, il sindaco Luigi Santarossa, il direttore sanitario dott. Vincenzo De Angelis e la partecipazione del segretario Provinciale, il cav. Gianni Colomberotto.
“1781 donazioni e 520 litri di sangue in venticinque anni di attività”
Le furlane 1993: Fiorella, Ramona, Federica, Meri
Il sindaco Luigi Santarossa ha consegnato un riconoscimento particolare alla nostra associazione e ha espresso parole di elogio per l’attività svolta e per l’etica della solidarietà che da sempre ha animato il nostro sentire e il nostro agire.
La Sezione ha fatto dono alle autorità di un opuscolo scritto e curato dal giovane Loris Pancino riguardante i venticinque anni di storia con lettere originali scritte, documenti e illustrazioni.
Deposizione della corona al Monumento ai Caduti
I tradizionali festeggiamenti della Porchetta del 25° sono caratterizzati da nuove e singolari attrazioni. Partecipano per la grande occasione il Gruppo Sbandieratori di Cordovado, seguito da una manifestazione ippica al campo ostacoli di via Belvedere. E infine un ritorno all’antico con la partitissima “Celibi-Ammogliati” nel campo sportivo adiacente al boschetto.
Per questo grande appuntamento, Luigi Chiarot falegname di Domanins ha realizzato un altare costruito con 25 tipi di legno diversi, per ricordare il 25° di fondazione, e ne ha fatto dono alla sezione la quale tuttora lo utilizza per le sue cerimonie.
Gino Pancino presenta le autorità per i discorsi ufficiali
“Una delle Sezioni più attive della zona”. Parole del presidente provinciale Bruno Zavagno
Consegna del riconoscimento all’A.F.D.S. Domanins da parte dell’Amministrazione Comunale di San Giorgio Rich.da, sindaco Luigi Santarossa
L’offertorio
Il Gruppo Sbandieratori di Cordovado. invitati per il Venticinquesimo
Il meraviglioso pubblico di Domanins
I riconoscimenti all’A.F.D.S. di Domanins hanno sempre fatto storia
Le Porchette e l’omaggio ai compaesani
La Porchetta è sempre stata, oltre ad essere la Festa e Giornata del Donatore, una piccola sagra paesana. Una piccola e gradita occasione di incontro per la popolazione di Domanins. Per coloro non si vedono da molto tempo, per coloro che non lavorano in zona, ma anche per chi si vede ogni giorno. Inoltre, la Porchetta è stata creata anche per festeggiare qualcuno o qualcosa di particolare, di curioso, di bello o di grande e meritevole.
Nel 1994 abbiamo avuto l’onore di ospitare, per una seconda volta nella nostra storia, l’onorevole Sergio Marchi, politico canadese, figlio di emigranti di Domanins.
L’onorevole Marchi giunse in visita in Italia nell’agosto del 1985, quando l’anno prima fu eletto deputato del Parlamento canadese. In quell’anno il giovane politico fu ospite della Festa dell’Emigrante di San Giorgio della Richinvelda, ma anche dall’Associazione dei Donatori di Sangue di Domanins, per presenziare alla Porchetta e per visitare gli ultimi lavori al Monumento all’Emigrante e al Viandante. Il 3 novembre 1993 Sergio Marchi fu nominato ministro del governo del Canada per l’Emigrazione e per i Rapporti con i cittadini.
Sergio Marchi è figlio di Ottavio e di Luisa D’Agostin. Ottavio e Luisa furono emigranti di Domanins. Sergio nacque nel 1956 a Buenos Aires. Nel 1958 la sua famiglia emigrò in Canada a Toronto dove aprì un’azienda di stampi. Sergio si laureò in urbanistica e in pochi anni bruciò le tappe della carriera politica: eletto consigliere comunale di North York nel 1982; deputato alla House of Commons canadese nel 1984, rieletto nel 1988; dal 1991 è tra i massimi dirigenti del Partito Liberale; infine, nel 1993 viene nominato ministro del governo per l’Emigrazione e per i Rapporti con i cittadini. Il giovane Marchi è il primo ministro italo-canadese di origine friulana.
Il ministro Marchi fu in visita in Italia per la creazione di un ponte accademico tra il Canada e il Friuli. Istituì sei borse di studio per le tesi di laurea sulla presenza friulana in Canada. L’iniziativa partì dal Fogolar Furlan di Windsor e dalla Famée Furlane di Toronto, sostenuta da privati con l’Università di Udine.
Purtroppo alla nostra Porchetta non poté venire, ma il giovane neo-ministro ci raggiunse il mese successivo in un ricevimento organizzato nelle vecchie scuole elementari del paese.
Il 15 ottobre 1994 Sergio Marchi fu accolto dal commissario prefettizio dottor Antonio Castelli del Comune di S. Giorgio della Richinvelda, dall’architetto Luigi Luchini, dal prof. Luigi Pascutto e dal commendator Persello.
Ad accogliere il neo-ministro ci fu una nutrita folla di compaesani, assieme all’A.F.D.S., al Gruppo Alpini di San Giorgio della Richinvelda e Rauscedo, alla Corale di Rauscedo diretta dal maestro Sante Fornasier e all’orchestra Bertrando di Aquileia diretta dal maestro Olinto Contardo.
La piccola cerimonia si svolse nella sala della mensa delle ex scuole elementari Aristide Gabelli. In veste di presentatore della comunità di Domanins e delle sue associazioni volontaristiche fu il giovane Loris Pancino.
Al termine dell’incontro con il paese, l’Ente Friuli nel Mondo offrì una cena al ristorante La Torre di Valvasone. Il ministro inviò il suo commiato ai convenuti e partecipanti e alla popolazione di Domanins e del Friuli, elogiando i friulani del Canada perché seppero mantenere salde le proprie radici senza per questo venir meno al senso di appartenenza verso la nazione nordamericana.
Il pubblico alla conferenza. Sotto: il ministro con i parenti del Friuli
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“Grazie a te e a tutti che mi hanno fatto così onore. Non me lo merito! Ciao.” Con questa lettera, colma di quella profonda e saggia modestia friulana, il ministro saluta e ringrazia l’architetto Luchini l’ospitalità dimostrata dai suoi compaesani di Domanins. |
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L’onoranza ai donatori defunti per la Festa del Donatore del 1994: il parroco don Giovanni Villalta con il commissario Antonio Castelli e il presidente A.F.D.S. Gianfranco De Candido
Le furlane della Festa del Donatore 1994. Da sinistra: Francesca Gei, Monica Pancino, Meri Chiarot, Fiorella Marcolina
Le Majorette assieme alla Filarmonica di Valeriano furono una novità della Porchetta ’94
Il “Gruppo esecuzione lavori” al completo
Il gruppo cuochi (da sinistra a destra): Umberto Lenarduzzi, Guglielmo Venier, Luciano, Infanti, Gian Paolo Chiandotto, Arvedo Cominotto, Ferruccio Pancino, Romeo Martini, Gianfranco De Candido, Enrico De Piccoli
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La Porchetta del 1995
La Fanfara della Leccis di Orcenico Superiore di Zoppola (PN)
I tempi passano ma le cose restano. Il corteo e le furlane si ripetono da ventisette anni: Marta, Monica, Meri, Federica
Alla Porchetta del 1995 l’A.F.D.S. colse l’occasione per festeggiare i cento anni di Nonna Italia Bortolin.
Nonna Italia nacque il 16 agosto del 1895 figlia di Pietro Bortolin. Aveva due sorelle, Santa e Luigia, e il fratello Ernesto. A Domanins vive con il nipote Germano e la sua famiglia.
Nonna Italia con le furlane
Nonna Italia, in mezzo alle torte del Centenario, assieme al nipote Germano
Il taglio della torta
Festa del Donatore, 28 luglio 1996. Furlane: Monica Pancino, Valeria Monestier, Elisa Pancino, Irene Vivan
La Porchetta 1996 fu dedicata al nostro primo campione sportivo: Gino Pancino.
Nel 1996 ricorreva il trentennale della vittoria mondiale di Francoforte. Il nostro compaesano si laureò campione del mondo nella massima competizione dilettanti di inseguimento a squadre, superando le rappresentative nazionali dell’U.R.S.S. e della Germania Ovest. L’A.F.D.S. e Gianfranco dedicarono la giornata del donatore al ricordo e alla celebrazione di questo grande successo sportivo.
La sua impresa fu un momento di gioia così intensa e unica che si conservò nella memoria e difficilmente potrebbe essere ripetuto, ma i Donatori di Sangue e i compaesani seppero far rivivere i sentimenti di allora con un regalo inaspettato. Fu una sorpresa! Alla Porchetta furono invitati, ad insaputa di Gino, i tre compagni di squadra che con lui condivisero quel successo mondiale: Cipriano Chemello, Luigi Roncaglia e Antonio Castello.
Gino Pancino nel ruolo di presentatore
Gianfranco chiama i cinque campioni mondiali
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L’esultanza e lo stupore di Gino, e l’abbraccio con i vecchi compagni
Il momento d’incontro fu emozionante suscitando la commozione dei presenti. Assieme ai quattro campioni mondiali a squadra ci fu anche Dino Verzini, campione mondiale di tandem, e Gianni Sartori, primatista mondiale del chilometro da fermo.
Dopo gli abbracci con i compagni di tante gare e tante lotte, sotto lo sguardo emozionato ed entusiasta del pubblico, i campioni furono premiati con il saluto e l’apprezzamento dell’amministrazione comunale.
I campioni vennero accompagnati davanti ad una grande torta, ornata da piccole statuine riproducenti i quattro ciclisti. E furono preparati per un loro rinfresco e cena, nel boschetto e poi a casa di Gino Pancino.
Il riconoscimento e il saluto dell’amministrazione comunale
Foto di gruppo dei premiati con il pubblico
La torta per “i quattro uomini d’oro”: Gino Pancino, Cipriano Chemello, Antonio Castello, Luigi Roncaglia
Il Gazzettino ricorda così i quattro uomini d’oro. 31 luglio 1996
Cultura e svago
Gli anni Novanta, come tutta la storia dell’A.F.D.S., sono stati caratterizzati da momenti di diffusione della cultura del sangue e dell’importanza del dono, ma anche della cultura e dell’educazione sanitaria e sociale, inerenti alla prevenzione delle patologie che possono nuocere all’organismo così come alla promozione della salute.
L’informazione e la formazione sono legate al dono del sangue. Così a Domanins, la cultura e l’informazione hanno trovato il loro spazio nelle serate mediche organizzate dalla Sezione. Personale medico-sanitario, docenti di medicina, personalità del volontariato, sono stati protagonisti di piccoli convegni che si tenevano nelle aule delle ex scuole elementari o in altri luoghi consoni ad ospitarli.
La prima serata medica a Domanins si svolse negli anni Ottanta e relatore fu il dottor Vincenzo De Angelis.
Le serate mediche nelle ex scuole elementari di Domanins
Il pubblico alla conferenza
Accanto alla cultura, nell’A.F.D.S. ci sono stati momenti di svago e di convivialità fra i propri donatori, come le cene sociali e le gite.
Le cene sono il luogo più adatto per un periodico incontro allo scopo di rafforzare l’unione e il dialogo, facendo il resoconto annuale dell’attività della Sezione davanti ai dirigenti provinciali dell’A.F.D.S. e alle autorità locali.
Le gite sociali, che l’associazione organizza puntualmente solitamente in primavera, nel mese di maggio, oppure anche in altri mesi dell’anno, sono momenti di allegria, di svago e spensieratezza. I donatori si concedono una giornata intera all’anno per rinfrescare il quotidiano rapporto tra loro e con Domanins.
Le cene sociali degli anni Novanta
Gita a Valeggio sul Mincio (VR), maggio 1990
Nel maggio 1995 l’A.F.D.S. Domanins organizzò la tanto apprezzata gita all’isola d’Elba ancora viva nella memoria
Il ricordo degli amati defunti
L’A.F.D.S. è l’espressione del paese di Domanins. L’associazione s’identifica in Domanins, con i suoi aneddoti, con i suoi pensieri e sentimenti. Nel rispetto e nel ricordo di ogni persona e di ogni cosa bella non è mai mancato un sorriso, un complimento, un augurio, un ammonimento, un invito o un compianto.
In ogni gruppo umano assume un posto speciale il compianto dei defunti. In ogni comunità o società, il ricordo dei morti getta un ponte tra il nostro mondo e l’Aldilà, permette una continuazione della vita del singolo e del gruppo oltre la morte. Forti e consolanti sono, negli ultimi tempi, i riti del compianto in una comunità, che sembrano rinsaldare l’unione del gruppo in maniera più efficace del festeggiamento di una “vittoria”. Forse perché ogni vittoria, per quanto grande possa essere, è sempre effimera, mentre la morte è cosa ineluttabile e destino di ognuno di noi.
Si compiange di più la morte di chi ha lasciato un segno particolare alla comunità e al mondo, o di chi era troppo giovane per abbandonare il mondo, oppure chi era troppo buono per andarsene. Trova sempre un posto particolare nei nostri cuori, chi è morto in circostanze tragiche o violente, in mezzo ad avvenimenti per i quali a decidere non sono stati né loro stessi né noi.
L’A.F.D.S. ha sempre ricordato, nelle partecipazioni funebri e nella memoria orale e scritta, i propri donatori che ci hanno lasciato tragicamente, come i giovani nelle malattie o negli incidenti stradali. I morti sono tutti uguali. Nessun vorrà far torto agli altri defunti che qui non sono stati menzionati ma la guerra è uno di quegli avvenimenti che rimangono particolarmente nella memoria. Vogliamo ricordare la storia di Antonio Lenarduzzi a simbolo di tutti i caduti delle guerre, e della particolare e commovente memoria che unisce le piccole comunità e i grandi popoli.
Antonio Lenarduzzi (Mariana), classe 1921, partì con l’Armir nel 1941 per la campagna di Russia, con il corpo Alpini della Julia.
Durante la sua permanenza in guerra il giovane soldato non fece mai ritorno a casa. Il padre Pietro che lavorava alle Poste di Domanins, la madre Alba e i suoi dieci fratelli attesero invano le sue notizie attraverso le lettere dal fronte e il suo ritorno.
Agli inizi del 1943, a Domanins venne diramata la notizia che Antonio di “Pieri Mariana” era morto in Russia. Quel giorno le campane del paese suonarono a lutto.
Antonio Lenarduzzi morì nelle steppe della Russia il 31 dicembre 1942 assieme a decine e decine di altri soldati italiani. La tragica notizia scosse la famiglia Lenarduzzi e l’intero paese, in modo particolare addolorò il fratello Sante cui era molto legato al fratello per la vicinanza d’età fra i due. Dal racconto dei commilitoni superstiti, che lo videro per l’ultima volta, sembra che avesse ricevuto il compito di andare a prendere una mitragliatrice da una postazione per portarla ad un’altra e poi non fare più ritorno.
Di Antonio non si seppe nulla di più e le vicende storiche e le divisioni politiche del dopoguerra tra l’Italia e l’Unione Sovietica non permisero il ritorno delle spoglie del giovane alpino in Italia.
Col passare degli anni, con il mutamento della situazione internazionale che seguì allo scioglimento del Patto di Varsavia (luglio 1991) e alla dissoluzione dell’Unione Sovietica (21 dicembre 1991), i fratelli di Toni colsero l’occasione per aprire un’indagine, agevolati dalla migliore dialogo e dalla maggiore trasparenza. I famigliari volevano la restituzione delle spoglie del fratello e notizie più precise. Nel dopoguerra, i fratelli facevano monito e speranza delle ultime parole della madre Alba che li aveva esortati a “puartà cà i vues di Toni” (“portare a casa le ossa di Toni”), desiderio che lei stessa aveva messo per iscritto nel suo testamento.
L’iniziativa fu presa dalla sorella Maria Anna la quale, leggendo su un quotidiano locale che l’Italia si dichiarò pronta a riavere le spoglie dei propri caduti in terra russa, intrattenne in modo sempre più assiduo relazioni con il Ministero della Difesa che in accordo con il consolato italiano nella Comunità degli Stati Indipendenti (ex Urss), si impegnò a recuperare le spoglie dell’amato fratello.
Dopo qualche mese le “ossa” di Toni furono ritrovate. Si narrò che i suoi resti furono ritrovati accanto ad una bottiglia che il soldato teneva sotto il braccio. Vino o grappa che fosse, il liquore gli sarebbe servito per difendersi dal freddo dell’inverno. Non si seppe mai con certezza se morì di freddo o di stenti oppure in combattimento, forse ucciso in un’imboscata.
Le sue spoglie raggiunsero il Sacrario Nazionale di Redipuglia il 19 settembre 1992. Le piccole bare con le ossa dei caduti, nastrate con il Tricolore, furono accolte con cerimonia ufficiale di Stato e accompagnate da un centinaio di altri feretri. Le spoglie furono benedette e ufficialmente accolte dal Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro.
I famigliari avevano la facoltà di rifiutare che le spoglie fossero inviate alla tumulazione a Cargnacco, ove vi era una chiesa e un camposanto militare appositi per i caduti in guerra. I famigliari di Toni, esaudendo il desiderio e la volontà della propria madre avevano scelto di riportarlo a casa.
Il 31 ottobre le spoglie raggiunsero il camposanto di Domanins e furono tumulate nella tomba di famiglia, ristrutturata per l’occasione dal nipote Piero, figlio del fratello Benito.
Domanins, 8 novembre 1992. Le delegazioni escono dalla Parrocchiale. Si notano i Combattenti e Reduci rappresentati da Sante Babuin, il Gruppo Alpini di Rauscedo e di S. Giorgio, i labari delle tre sezioni Donatori di Sangue del Comune di S. Giorgio della Richinvelda
Domenica 8 novembre 1992 la pubblica cerimonia si svolse a Domanins. Il parroco arciprete don Giuseppe Liut officiò la messa funebre alla quale parteciparono le autorità militari, con a capo il generale Pompei accompagnate un picchetto. Furono presenti le autorità locali con l’Associazione Combattenti e Reduci, con il Gruppo degli Alpini e dei Donatori di Sangue delle sezioni del nostro Comune. Una nutrita folla di compaesani e di amici partecipò al cerimoniale funebre e al toccante discorso del generale Pompei in segno di onore, memoria e riconoscimento al defunto alpino Antonio Lenarduzzi. Ai discorsi ufficiali seguì la benedizione e la tumulazione del feretro nella tomba di famiglia.
Dopo cinquant’anni Toni è ora finalmente tornato a casa.
Il corteo funebre giunge al camposanto
Cerimonia di tumulazione dei resti dell’alpino Lenarduzzi Antonio, caduto in combattimento sul Fronte Russo il 31 dicembre 1942 e rientrati in Italia il 19 settembre 1992 a Redipuglia. Benedizione del feretro dall’arciprete don Giuseppe Liut. A destra della bara il fratello maggiore Egidio
Tumulazione del feretro. Fra le autorità il sindaco Luigi Santarossa e a sinistra l’assessore comunale Mario De Bedin. Il labaro della Sezione A.F.D.S. di Domanins è portato da Delfino Taiariol
La plasmaferesi
A partire dagli anni Novanta, i centri trasfusionali del Friuli-Venezia Giulia e d’Italia sperimentarono una nuova tecnica per la trasfusione del sangue umano e per la separazione degli emocomponenti. Lo scopo per il quale era richiesta la donazione del proprio sangue, era, storicamente e tradizionalmente, solo per l’utilizzo in operazioni di alta chirurgia e in gravi infortuni, provocanti gravi emorragie massive. Il sangue intero veniva, e viene tuttora, somministrato ai pazienti che ne hanno bisogno con urgenza e tempestività.
In tempi successivi la medicina si trovò di fronte ad un altro gravoso problema al quale non poté porre mano con i metodi tradizionali. Il problema riguardò la produzione di una serie di farmaci molto importanti per l’organismo e per la sua salute. Farmaci “salva-vita” che non potevano essere riprodotti grazie alla tecnologia ricombinante, ma la loro esistenza dipendeva invece dal plasma umano.
Il plasma umano contiene molte sostanze preziose. Composto per il 90% da acqua, il plasma contiene proteine, zuccheri, grassi, sali minerali, ormoni, vitamine, anticorpi e fattori della coagulazione, indispensabili per la produzione di farmaci che sono per l’appunto plasmaderivati.
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Separazione mediante centrifugazione. |
La tecnica tradizionale per ricavare le sostanze dal plasma umano era basata sulla centrifugazione dell’intera massa sanguigna, con la conseguente separazione del plasma dalla componente cellulare (globuli e piastrine). La centrifugazione è un’operazione che avviene ad alta velocità, tale che il plasma e la parte corpuscolare tendano a separarsi nella sacca ed essere così conservate. Il plasma viene quindi raccolto assieme al sangue intero. Le donazioni di sangue intero non possono superare il numero di 2-4 all’anno (4 per gli uomini e 2 per le donne), quindi la quantità di plasma prodotto è circa di 800 ml l’anno. Il plasma può essere conservato per 12 mesi ad una temperatura di – 30°C, mentre i globuli rossi possono essere conservati fino a 42 giorni e ad una temperatura di 4°C, e le piastrine per un massimo di 5 giorni e ad una temperatura di – 20°C. Il limite di questo metodo è duplice. Da un lato la medicina riscontra una richiesta di plasmaderivati in forte crescita che i soli 800 ml annui non riescono facilmente a sopperire, e, in secondo luogo il notevole prodotto di sangue intero non potrà essere utilizzato e quindi, con grosso spreco, scartato. Per ovviare a questi limiti si è ricorso all’aferesi, ossia alla plasmaferesi produttiva, la separazione del plasma per filtrazione e reinfusione della parte globulare. Il sangue viene prelevato per intero, e, aspirato per compressione, scorre in una serie di tubi e filtri. Il plasma viene così trattenuto in appositi contenitori cellulari. Viene poi filtrato attraverso un sistema di fibre cave che lo separano dai globuli, i quali invece vengono reinfusi nell’organismo. Esiste anche un secondo metodo di separazione attraverso separatori a campana e poi per centrifugazione.
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Il plasma viene conservato per un anno ad una temperatura di – 30°C,I globuli per 42 giorni e a 4°C. |
Per ogni donazione si possono prelevare 650 ml di plasma, con un intervallo tra una donazione e l’altra di quattordici giorni. Così ci sono quattordici giorni tra una donazione di plasma e di una citoferesi o di sangue intero. Mentre bisogna aspettare un mese tra una donazione di sangue intero o di citoferesi e una di plasma.
Il materiale raccolto viene impiegato per la produzione dei farmaci “salva-vita”. L’albumina è una proteina utilizzata per le malattie del fegato e per la cura degli shock da ustioni o da trauma. Le immunoglobuline sono sostanze protettive delle persone che non hanno anticorpi specifici per una determinata malattia o per chi ha visto diminuita la propria resistenza alle infezioni. Il fibrinogeno che è un essenziale coagulante ed è carente in certe situazioni congenite o acquisite. Fattori della coagulazione VIII e IX per la cura dell’emofilia A e B, e i fattori II, VII e X che possono essere carenti in certe malattie del fegato. Il farmaco più richiesto e consumato prodotto dal plasma sono le immunoglobuline polivalenti per uso endovenoso (IVIG). Nel 1986 le IVIG prodotte sono state pari a 9 tonnellate, e nel 1996 raggiungeranno le 35 tonnellate (68 nel 2006). La plasmaferesi produttiva è uno strumento utile ed efficace per raggiungere l’autosufficienza nazionale. Il fabbisogno nazionale è solo in parte coperto da una produzione “autoctona” di plasma. In Italia, come in pochi altri paesi (Norvegia) esiste una forma “contrattuale” nel circuito produzione-consumo di plasmaderivati.
Le regioni, singolarmente o consorziate tra loro stipulano contratti con industrie farmaceutiche private ed autorizzate. Il contratto prevede, a fronte di un pagamento, una resa garantita di plasmaderivati. Tuttavia, un’altra parte del circuito del plasma segue una forma “commerciale”, ossia acquistiamo plasmaderivati da aziende farmaceutiche private estere. Ciò crea diverse complicazioni economiche e sanitarie. L’acquisto del plasma all’estero costa molto di più ed è legato all’offerta del mercato, e perciò anche più a rischio.
Il rilevamento del fabbisogno di plasmaderivati e le strategie per il raggiungimento dell’autosufficienza nazionale sono stati oggetto del D.P.R. 7 aprile 1994 (piano per la razionalizzazione del sistema trasfusionale italiano). La Comunità Europea, mediante la Direttiva 381 del 1989 invitava gli Stati Membri a mettere in atto tutte le misure atte a promuovere nel più breve tempo possibile l’auto-sufficienza in sangue umano.
La Legge 107/90 con i suoi decreti applicativi ed il piano sangue conseguente, si propone il medesimo obiettivo, da raggiungere coinvolgendo attivamente le Associazioni dei donatori.
L’art. 5 (compiti dei serv. trasf.) comma 2 punto d, recita: “…praticare le procedure aferetiche necessarie, compresa la plasmaferesi produttiva”.
Il Centro di Riferimento Oncologico (C.R.O.) di Aviano fu il primo a procurarsi le apparecchiature per la trasfusione in plasmaferesi
Durante gli anni ‘80 è stata sviluppata la tecnologia della raccolta in Aferesi, applicata inizialmente alla produzione di plasma e dopo ai prodotti cellulari. La pratica aferetica ha trovato anche un importante ruolo nella Medicina permettendo la rimozione terapeutica di cellule patologiche o plasma. Le prime donazioni in plasmaferesi produttiva nella nostra Regione comparvero nei primi anni Novanta. Il primo centro trasfusionale che adottò questo metodo fu il Centro di Riferimento Oncologico di Aviano. Le macchine per la separazione e centrifugazione provenivano dagli Stati Uniti d’America. I primi donatori, perciò, si rivolsero al noto centro oncologico. Il 19 maggio 1992 ci fu la prima donazione di plasma effettuata con il sopradescritto procedimento nella nostra Sezione di Domanins. Negli anni successivi le donazioni di plasma sono aumentate e verso la fine degli anni Novanta anche gli altri centri trasfusionali della provincia di Pordenone poterono disporre delle preziose apparecchiature. Al giorno d’oggi, i donatori di plasma a Domanins sono all’incirca un terzo del totale.
Bilancio donazioni
1989 Donatori Attivi: 40 Donazioni totali: 23
1990 Donatori Attivi: 40 Donazioni totali: 54
1991 Donatori Attivi: 49 Donazioni totali: 76
1992 Donatori Attivi: 58 Donazioni totali: 91
1993 Donatori Attivi: 82 Donazioni totali: 122
1994 Donatori Attivi: 97 Donazioni totali: 117
1995 Donatori Attivi: 102 Donazioni totali: 129
1996 Donatori Attivi: 114 Donazioni totali: 158
Benemerenze:
Bertazzo Giuseppe donazioni 20 distintivo di bronzo 1989
Luchin Pietro donazioni 20 distintivo di bronzo 1989
Avoledo Giuseppe donazioni 10 diploma di benemerenza 1989
De Candido Derio donazioni 10 diploma di benemerenza 1989
De Candido Rino donazioni 10 diploma di benemerenza 1989
Martini Valter donazioni 10 diploma di benemerenza 1989
Marchi Settimo donazioni 20 distintivo di bronzo 1990
Pancino Ferruccio donazioni 20 distintivo di bronzo 1990
Sorgon Adelio donazioni 20 distintivo di bronzo 1990
De Candido Gianfranco donazioni 10 diploma di benemerenza 1990
Romano Odilio donazioni 10 diploma di benemerenza 1990
Lenarduzzi Giacomo donazioni 35 distintivo d’argento 1991
Lenarduzzi Valerio donazioni 20 distintivo di bronzo 1991
De Monte Giuseppe donazioni 10 diploma di benemerenza 1991
Romano Ottorino donazioni 10 diploma di benemerenza 1991
Santin Alberto donazioni 10 diploma di benemerenza 1991
Venier Umberto donazioni 35 distintivo d’argento 1992
Bisutti Virgilio donazioni 20 distintivo di bronzo 1992
Franceschina Pietro donazioni 20 distintivo di bronzo 1992
Moro Luigi donazioni 20 distintivo di bronzo 1992
De Candido Enzo donazioni 10 diploma di benemerenza 1992
Moretto Gabriele donazioni 10 diploma di benemerenza 1992
Martini Arduino donazioni 50 distintivo d’oro 1993
Luchini Andrea donazioni 20 distintivo di bronzo 1993
Vivan Roberto donazioni 20 distintivo di bronzo 1993
Maniago Giuseppe donazioni 10 diploma di benemerenza 1994
Coassin Lara donazioni 8 diploma di benemerenza 1994
De Candido Rino donazioni 20 distintivo di bronzo 1995
Martini Valter donazioni 20 distintivo di bronzo 1995
Moro Luigi donazioni 35 distintivo d’argento 1996
Pancino Ferruccio donazioni 35 distintivo d’argento 1996
Conte Silvano donazioni 20 distintivo di bronzo 1996
De Candido Gianfranco donazioni 20 distintivo di bronzo 1996
Col Gino donazioni 10 diploma di benemerenza 1996
Lenarduzzi Claudio donazioni 10 diploma di benemerenza 1996
Pancino Gino donazioni 10 diploma di benemerenza 1996
Scandiuzzi Claudio donazioni 10 diploma di benemerenza 1996
Tesolin Renato donazioni 10 diploma di benemerenza 1996
Tondat Stefano donazioni 10 diploma di benemerenza 1996
Bisutti Mara donazioni 8 diploma di benemerenza 1996
Del Zotto Miriam donazioni 8 diploma di benemerenza 1996
Polotto Elsa donazioni 8 diploma di benemerenza 1996